Possiamo liberarci della paura della morte? Questa è una domanda per cui non c’è bisogno di essere filosofi. E’ una domanda che tutti quanti si pongono perché, chi più e chi meno, abbiamo paura della morte.
La filosofia ha avuto da sempre un ruolo importante, nella ricerca umana verso una cura alla paura di morire tanto da indurre alcuni illustri pensatori a dire che filosofia insegna a morire.
Ad esempio Cicerone diceva che il filosofare non è altro che prepararsi alla morte, perché tutti i ragionamenti e la saggezza del mondo si riducono infine a questo, insegnarci di non temere di morire.
Un altro pensatore del ‘500 Montaigne, collega il pensiero della morte al pensiero filosofico. Secondo Montaigne la meditazione sulla morte attraverso la filosofia è propedeutica al raggiungimento della libertà. “Chi ha imparato a morire ha disimparato a servire. Il Saper morire ci affranca da ogni soggezione e costrizione. Non c’è nulla di male nella vita per chi ha ben compreso che la privazione della vita non è male.”
Invece Epicuro elabora un argomento sulla morte semplice ed immediato. Il problema non è il morire, ma la paura della morte, è questo il sentimento che tanto ci turba e ci impedisce di raggiungere la serenità interiore. Dunque come combatterla? La soluzione di Epicuro è questa: “Quando ci siamo noi, non c’è la morte”. E viceversa. Un pensiero elegante che però non convince perché spesso la morte arriva nel bel mezzo della vita portandosi via tutto il suo senso, inoltre sempre per citare un altro filosofo Martin Heidegger la morte serve per dare spinta alla vita, probabilmente avendo a nostra disposizione un tempo indefinito non saremmo spronati a costruire la nostra esistenza.
L’affermazione più recente sul tema della morte è del filosofo Jacques Derrida che confessa, nel 2004, poco prima della sua morte :“Filosofeggiare è imparare a morire. Ma posso dire che non ho ancora imparato a morire”. Il tema viene affrontato attraverso gli atteggiamenti di difesa tipici dell’uomo nei confronti della morte come quello di chi è ossessivamente condizionato dal pensiero della morte o di chi invece la rimuove continuamente dal proprio quotidiano.
Per concludere questa breve rassegna di pensieri tratta dal programma Rai Zettel. Filosofia in movimento, riportiamo un suggerimento di Maurizio Ferraris su come sia possibile attenuare la paura della morte o quanto meno relativizzarla. Per non pensarci, troppo su il filosofo Ferraris suggerisce di chiedersi cosa significherebbe vivere a lungo, terribilmente a lungo: 120, 1200 e perché no 1.200.000 anni. Sarebbe così bello? Forse no! E quindi egli propone di sostituire il timore della finitezza con il timore di una vita protratta al di là dei suoi limiti naturali.
Per approfondire l’argomento vi consigliamo di vedere la puntata da cui è stato estrapolato questo articolo: Zettel. Filosofia in movimento. Morte che trovate online a questo link: http://bit.ly/Zettel_Filosofia_in_movimento_Morte