Mi chiamo Happy: la morte spiegata ai bambini

Mi chiamo Happy narra la vita e il legame instaurato dal Bull Terrier Happy con la famiglia di accoglienza, sino all’ultimo saluto.

«Tutte le storie hanno un punto di partenza, alcune più felice, altre meno, ma è importante sapere da dove cominciano.»

Gli animali da compagnia fanno parte delle nostre famiglie, e con loro e grazie a loro riusciamo a creare legami di affetto e di tenerezza.

Fedeli, amorevoli e confidenti, ci ameranno per tutta la vita, donandoci senza condizioni e limiti tutto l’amore e la riconoscenza solo per il fatto di essere accanto a noi. Grazie a loro, anche noi, insieme ai nostri figli, veniamo formati alla vita, un’educazione al vivere che implica però fare anche i conti con la morte, come spesso accade di fronte alla perdita dell’animale domestico, che di solito il bambino sperimenta come prima esperienza di lutto.

La storia di Happy ha l’obiettivo di coinvolgere emotivamente e stemperare i sentimenti fino a trasformarli in un album di ricordi e di affetto. Il racconto, scritto da Maria Angela Gelati, narra la vita e il legame instaurato dal Bull Terrier con la famiglia di accoglienza, sino all’ultimo saluto quando, di fronte al passaggio sul Ponte dell’Arcobaleno, l’affetto che Happy prova per Mia e Tobia diviene tangibile, superando e annullando tutto ciò che la morte ha portato via.

Maria Angela Gelati, tanatologa e death educator, è docente al Master Death Studies and the End of Life, e blogger. Ideatrice e curatrice, con Marco Pipitone, della manifestazione «Il Rumore del Lutto», prima Rassegna di Cultura in Death Education (Parma, 2007). Autrice di saggi e articoli, ha pubblicato le favole L’albero della vita (Mursia, 2015) e Il lecca-lecca di cristallo (Terra Marique, 2018). Ha curato il libro Ritualità del silenzio (Nuova Dimensione, 2018).

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