Death Cafe, quando parlare della morte è normale

I Death Cafe sono un fenomeno noto già da molti anni all’estero. Si tratta di incontri informali accessibili a tutti e assolutamente gratuiti tra persone solitamente sconosciute che si danno appuntamento in un locale pubblico o un un’abitazione privata per confrontarsi senza imbarazzi sul tema della morte, magari consumando assieme qualcosa da bere o da mangiare.

I Death Cafe non sono gruppi di auto-aiuto, non necessariamente si entra nello specifico dell’elaborazione del lutto dei singoli partecipanti; consistono più che altro in momenti di condivisione (emotiva, intellettuale, filosofica,…) su un argomento, come quello della morte, di cui è difficile parlare nella quotidianità, per lo meno nella cultura occidentale.

E’ nata persino una piattaforma dove i promotori di questi eventi possono presentarsi e pubblicare i prossimi eventi: deathcafe.com

In Italia i Death Cafe sono arrivati da poco. Abbiamo intervistato una delle prime promotrici, Daniela Fregosi, che ha già organizzato degli incontri a Grosseto e ne ha in programma un altro, a breve, il 2 ottobre: link all’evento Facebook.

Death Café Grosseto

Daniela racconta di vivere da molto tempo a stretto contatto con la morte e l’idea di essa: «Una diagnosi di cancro, la mia storia di blogger e attivista, la mia esperienza come caregiver di persone gravemente malate che sono morte, il contatto con la morte improvvisa, la frequenza di un meraviglioso percorso formativo sull’accompagnamento spirituale nel morire, tutto mi ha portato a questo tema che è ormai centrale nella mia vita».

Così Daniela – dopo aver scoperto il modello sviluppato dal londinese Jon Underwood, che, sulla base delle esperienze avviate dal sociologo svizzero Bernard Crettaz, creò nel 2011 a Londra il primo luogo per parlare liberamente di morte – ha deciso di mettere a disposizione la sua tenuta a Grosseto per ospitare i Death Cafe. Grazie al sito deathcafe.com è poi riuscita ad avvicinare persone molto diverse tra loro e a raccontare con entusiasmo l’esito degli incontri che si sono già svolti.

«L’organizzazione cui fa riferimento la pratica dei Death Cafe è un social franchising, ovvero una associazione senza scopo di lucro che mette a disposizione il logo e il nome dell’evento in cambio della sottoscrizione dei principi e delle linee guida per la loro realizzazione» – specifica Daniela, che tiene a precisare alcune delle caratteristiche di questi incontri ed evidenzia che il suo compito è soltanto quello di stimolare la conversazione senza indirizzare verso una conclusione prestabilita e senza influenzare le conclusioni personali.

«Si tratta di uno spazio aperto, rispettoso e riservato dove le persone possono esprimere le loro opinioni sulla morte in modo sicuro, senza conclusioni a cui arrivare o verità da dimostrare. L’ingresso è libero e l’iniziativa non ha finalità commerciali. L’agenda è libera e definita di volta in volta dai partecipanti. Non ci sono gerarchie e non esiste un detentore del sapere, ma tutti sono allo stesso livello di consapevolezza».


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