Di Marianna Martini – Psicologa
“Com’è puoi soffrire così per cane, non è mica tua madre!”
È vero, l’animale domestico con cui condividiamo le nostre giornate non è un genitore o un figlio e, detto tra noi, molto probabilmente non aspira nemmeno ad esserlo. Non per questo, però, non dobbiamo sentirci legittimati ad esprimere il nostro dolore per la sua perdita e soffrire in silenzio.
Quando scegliamo di condividere la nostra vita con un animale stiamo compiendo una scelta che inciderà e stravolgerà la nostra quotidianità: cambieranno i ritmi, le destinazioni (purtroppo nella nostra bella Italia molti locali e attrazioni non accettano ancora i nostri amici a quattro zampe), le abitudini e, spesso e volentieri, anche la disposizione della casa. Si tratta, dunque, di una decisione che deve essere ponderata sia per il carico di responsabilità sia per l’investimento affettivo che comporta.
Tra l’uomo e l’animale si instaura a tutti gli effetti una relazione affettiva, fatta di uno scambio reciproco di cibo e amore: mentre l’uomo dispensa cibo e coccole, l’animale diventa il compagno ideale, il custode dei nostri segreti più intimi e il confidente più leale perché non giudica, non ci volta le spalle ed è sempre presente.
Una presenza così importante è normale e giustificabile che lasci un vuoto notevole alla sua morte.
Allo stesso tempo, però, dobbiamo ricordare che sono animali per natura per cui eventuali accortezze possono essere vissute come una forzatura, che vengono accettate più per accontentare l’amico umano che altro. Quando investiamo troppe risorse nella relazione, percependo l’animale come un surrogato di un familiare, un riempimento al vuoto interiore o come elevatore della nostra autostima, il rapporto si fa complicato, per cui la perdita risulta spesso una mancanza insormontabile.
Come per le perdite umane, anche nel lutto animale si possono riscontrare cinque fasi di elaborazione del lutto:
– Negazione e incredulità
– Rabbia e senso di colpa
– Patteggiamento
– Depressione
– Accettazione
Nei prossimi articoli affronteremo insieme il percorso di elaborazione.
Intanto raccontateci le vostre “Storie tra piedi e zampe” perché il primo passo per legittimare questo dolore negato e non socialmente accettato è il dargli voce!
Contatti: dott.ssa Marianna Martini – marianna.martini.2@gmail.com – 348/4922148