Il lutto patologico è argomento di analisi sin dai tempi di Sigmund Freud, ma in realtà ha iniziato a ricevere un’attenzione ufficiale solo di negli ultimi tempi, quando si è aperto un dibattito sull’opportunità di inserire il dolore da perdita nella stesura del quinto DSM, il manuale di riferimento per gli psichiatri di tutto il mondo che certifica, disturbo per disturbo, i sintomi e le norme di terapia da seguire.
A seguito di molteplici ricerche si è scoperto che i sintomi da depressione in concomitanza di un lutto sono simili per gravità, durata, risposta agli antidepressivi ed esiti a lungo termine a quelli di una depressione non legata a un lutto. Ma il problema, nato dalla nuova edizione del DSM-V, è legato alla tempistica di diagnosi. Infatti se prima per essere diagnosticata una depressione da lutto dovevano passare almeno due mesi di tempo dall’accadimento, le nuove indicazioni anticipano la diagnosi e quindi il cordoglio si può trasformare, anche solo dopo due settimane dalla perdita, in depressione maggiore con conseguente prescrizione di antidepressivi, medicalizzando un grande dolore, che però in genere, con il tempo, tende ad attenuarsi.
Il vissuto di lutto non rappresenta, di per sé, un fenomeno patologico e non implica sempre il ricorso ad un intervento psicoterapeutico, però al di là delle presunte convenienze, legate agli aggiornamenti del DSM, attualmente gli psichiatri considerano lutto patologico, solo se il disagio dura per più di sei-dodici mesi e viene definito come disturbo da lutto prolungato, con sintomi che sono: persistente desiderio per la persona cara perduta associato a dolore emotivo intenso, la difficoltà di accettazione della perdita, il senso di vuoto, l’amarezza e la difficoltà a riprendere le proprie attività quotidiane.
La terapia per aiutare una persona afflitta da disturbo da lutto prolungato passa attraverso quattro fasi che il paziente dovrà affontare per arrivare alla meta dell’accettazione:
- soppressione delle emozioni
- ricerca fisica della persona perduta il soggetto spera che la persona amata e perduta ritorni
- disorganizzazione: la perdita sottrae, insieme alla persona amata, il legame affettivo cui la persona abbandonata farebbe riferimento in un momento di bisogno
- accettazione è il prendere atto di qualcosa che non si può modificare
Così come il modello a cinque fasi di della dottoressa Kübler-Ross che aiuta ad affrontare la malattia terminale, anche il disturbo da lutto prolungato si affronta a piccoli passi, anche se esiste la possibilità che la persona che ha subito la perdita rimuova il dolore, congelando l’elaborazione del lutto e scatenando una sintomatologia depressiva che quindi va curata con l’ausilio non solo della terapia ma anche dei farmaci, cosi come suggerisce il DSM-V.